Storia del Comune

Le origini di Ficarra si perdono nel tempo

Profilo storico.
Ficarra è una perla medioevale, edificata a 450 metri d’altezza sulle pendici Nord della catena dei Nebrodi, a soli 5 km da uno dei tratti più belli della Costa Saracena, compreso tra il comune di Gioiosa Marea e quello di Capo d’Orlando.
Le origini del paese si perdono nel tempo, nelle località di “Pallisa” e “Strummo” non è difficile imbattersi in piccoli frammenti di terracotta d’epoca greca affioranti dal terreno.
L’attuale localizzazione ebbe origine quasi certamente in epoca bizantina. A testimonianza della cultura arabo-normanna rimangono gli archi a sesto acuto della cripta della Chiesa Madre, oggi ossario in attesa del restauro. Con la conquista normanna la Sicilia fu trasformata in un territorio di gigantesche baronie e contee e divenne un feudo baronale secondo la descrizione dei quaderni di Re Ruggero. Ai Normanni subentrarono gli Svevi, il primo barone di Ficarra del periodo svevo, di cui si hanno notizie fu Guglielmo Amico a questi succedette la baronessa Macalda Scaletta. Sotto il regno di Pietro D’Aragona Macalda fu imprigionata e la baronia passò a Don Ruggero di Lauria sotto cui Ficarra conobbe uno dei suoi periodi d’oro. Ai Lauria succedette un’altra famiglia illustre, la famiglia dei Lancia.
La baronia di Ficarra venne venduta all’ asta pubblica nel 1738, da allora con il passare del tempo si insediarono famiglie di nobili che costruirono le loro signorili dimore che ancora oggi conservano l’antica dignità.

L’immagine urbana del centro storico è caratterizzata da tre emergenze architettoniche che ne segnano il profilo: i ruderi dell’ex convento dei Minori Osservanti, la chiesa Madre e il castello; l’insediamento urbano si struttura attorno a queste architetture con la sua fitta trama di vicoli, piccole strade, slarghi e piazze su cui prospettano le facciate, simili a quinte, delle chiese, dei palazzi e dell’edilizia minore. La storia di Ficarra si intreccia strettamente con le fasi evolutive e costruttive del suo centro dove per secoli si determinano i caratteri costruttivi e architettonici del suo abitato, che resta confinato fino all’avvento del Novecento, all’interno della sua matrice planimetrica e geomorfologica che ne condiziona ogni possibile modifica significativa.

Numerosi sono i siti monumentali: la Badia Benedettina un tempo parte integrante di un monastero; il complesso monastico francescano detto dei “100 Archi”, suggestivo sito a cielo aperto sede del museo della pietra Arenaria dei Nebrodi, denominato “Magistri Lapidum”; la Chiesa dell’Annunziata, contenitore di opere d’arte come un polittico su tavola commissionato ad Antonello da Messina nel 1477 e numerose opere lignee e in marmo fra le quali la statua dell’Annunziata scolpita dai Gagini Santa Patrona del paese; il Palazzo Busacca, sede del Museo della fiaba Le mille e una notte, della biblioteca comunale e del font-office del Museo diffuso di Ficarra; la Piazza Umberto I su cui troneggia il portale in pietra locale della dimora che fu di Macalda Scaletta e il palazzo ottocentesco Milio-Ficarra, che è sede della Stanza della Seta, centro di produzione di arte contemporanea dedicato al poeta Lucio Piccolo; la Fortezza Carceraria, nata come torre saracena e trasformata in carcere nel ‘500, oggi sede del Museo dei giochi e del giocattolo Medioevali.
Residenza di famiglie illustri come quella di Guglielmo Albamonte, uno dei dodici cavalieri della disfida di Barletta, dei Lancia, insediatasi dal XIV secolo, dei Busacca, di cui resta l’omonimo palazzo seicentesco e dei Piccolo, da quest’ultima discende il poeta Lucio Piccolo di Calanovella, tra le figure della letteratura del Novecento più importanti in Italia. Ficarra è stata sempre luogo di scambio, una “dogana”, dimora di uomini illustri che nel tempo hanno saputo esportare tradizioni ed emozioni ben oltre i confini regionali. Già cinque secoli fa gli “scalpellini” di Ficarra realizzavano manufatti lapidei intagliati nelle più importanti fabbriche di edifici ecclesiastici rinascimentali e barocchi in Sicilia, una vera e propria scuola che seppe esportare l’arte dell’intaglio e nuove tecnologie nella lavorazione della pietra.
Di grande fascino i quartieri d’epoca settecentesca, disposti sui due crinali della collina, un dedalo di strade su cui si ergono architetture di chiara origine nobiliare e altre di origine popolare, in larga parte disabitate che negli ultimi anni sono state oggetto d’interesse e acquisizione da parte di privati non residenti. Un’organizzazione urbanistica rimasta praticamente inalterata nei secoli, e salvaguardata quasi integralmente dalla devastazione edilizia che ha cancellato la storia di molti centri siciliani nella seconda parte del Novecento.
Nel corso del tempo, Ficarra ha scelto di mantenere genuinità e memoria dei suoi luoghi, consapevole dello spontaneo sentimento locale verso i valori di amicizia, accoglienza, ospitalità, realtà antiche che il luogo vive nella sua storia, nelle sue tradizioni, nei gusti, nei sapori, nell’artigianato che da sempre caratterizzano una qualità di vita semplice, ma superiore.
La ricchezza del territorio dei Nebrodi ha conservato integra l’atmosfera dei luoghi, i suoi monti, il mare, i boschi, le riserve naturali, l’amore per la cultura e la genuinità dei prodotti della terra, dei suoi uliveti e in particolare le peculiarità della propria “Oliva Minuta”, cultivar che ha contribuito al riconoscimento per Ficarra del marchio di tutela “Città dell’Olio”.

La Cronologia
1082 Ficarra viene associata alla Diocesi di Messina per decreto del Conte Ruggero. La notizia sta in “Notizia seconda ecclesiae Messanensis” di Rocco Pirri.
1198 È citata come luogo in cui sorge una fortezza saracena (dai registri della diocesi di Messina), II metà del XIV sec, è sottomessa alla signoria di Corrado II Lancia.
1391 È sottomessa alla baronia di Bartolomeo d’Aragona, figlio di Vinciguerra e castellano di Nicosia.
1430 È sottomessa a Pietro Lancia con il titolo di Baronia.
1656 Ficarra diventa marchesato dietro concessione del Re Filippo IV Fabrizio, figlio di Francesco I Lancia Alliata; rimarrà ai Lancia per diritto di successione fino al 1737.
1737 Girolamo III Lancia vende tutti i possedimenti conservando solo il titolo di duca di Brolo; Ficarra passa sotto il dominio di Pietro Napoli, Principe di Resuttana.
1738 Viene acquistata da Ignazio Vincenzo Abate, Marchese di Longarino.
1823 Ficarra diviene Comune e viene inclusa nel distretto di Patti e aggregata alla stessa Diocesi.

Pagina aggiornata il 11/01/2024

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